IL PARCO

The Ellen secret garden

Villa Marchiori dei Cappuccini ospitava la parte privata del convento dei Cappuccini. Nell’800 i Marchiori acquisirono l’intero complesso e il primo ad insediarvisi fu il Direttore della Banca d’Italia Giuseppe Marchiori che subito dopo lo cedette al fratello Dante Marchiori. Ellen, la moglie irlandese di Dante, creò il giardino. Con i detriti della parte incendiata del convento creò due colline. Pergolati di uva e grandi alberi, statue e siepi di bosso, lavanda, gelsomini e roseti, il vero giardino inglese era nato a Lendinara! In aggiunta ai più antichi Olmi pluricentenari, altri alberi, ora secolari, furono piantati alla nascita di ognuno dei figli e questa tradizione si è perpetuata di generazione in generazione fino ad oggi nella famiglia. Ogni albero in casa Marchiori è una persona della famiglia! Oggi il parco, come da generazioni curato dall’attuale signora di casa, è un vero e proprio giardino botanico, polmone di biodiversità nel Polesine con più di 100 specie di alberi dagli autoctoni ai più esotici, un roseto antico, erbe e piante aromatiche, arbusti e fiori che sono dimora di molte specie animali: scoiattoli, ricci, api, mantidi religiose, aironi, fagiani, pettirossi, rondini, ghiandaie e molti altri

THE LITTLE MAN SNIFFING TOBACCO

Il porta fortuna della famiglia

All’ingresso ovest di villa Marchiori dei Cappuccini si incontra una piccola statua di cotto: è l’Omino che tabacca. Da molto tempo era parte degli ornamenti della tenuta di casa Daly in Irlanda. L’antenato William Daly lo donò alla figlia Ellen quando venne sposa in Italia e da allora ogni donna Marchiori ha l’usanza di accarezzargli la testa per ricevere buona fortuna. Da questa tradizione si considera l’Omino che tabacca il porta fortuna della casa e della famiglia.

IL ROSETO

Profumo d’Inghilterra

Il roseto è nato grazie a rose portate dall’Inghilterra dall’antenata Ellen e dalle figlie Katie e Alice in seguito. Curato personalmente dalle signore Marchiori dal 1800 ad oggi, presenta ora molteplici specie riempiendo il parco di colori e profumi. Ad ogni cambio di generazione, la signora di famiglia lo arricchisce con esemplari nuovi mantenendo viva la presenza della dolce Ellen.

LA LIMONAIA

Atmosfera Liberty

Dante Marchiori ampliò la villa a fine ‘800 allungando il lato est e costruendo la Limonaia. La Limonaia è una grande veranda usata da sempre per il ricovero delle piante di limone nella stagione fredda e utilizzato dalla famiglia come luogo conviviale nella bella stagione, affaccia sul grande prato circondato da alberi secolari del giardino inglese con le sue finestrone, le sue rose e i suoi gelsomini, chiudendosi ai due estremi con le bow windows ed il grande pergolato di glicine. L’aspetto austero è appena ingentilito da decori liberty nei bassorilievi e nelle ringhiere in ferro battuto della facciata.

EX CHIOSTRO

I profumi dei Frati

Il lato sud dell’attuale Parco era il chiostro privato dei frati che era racchiuso da un altro edificio che fu però distrutto da un incendio. Le altre parti del giardino erano orti, frutteti e campi che rimanevano all’esterno del chiostro; ecco perche la villa si estende dentro il suo parco che le gira intorno a ferro di cavallo. Attraverso il pergolato di glicine si va all’antico chiostro dei frati che è un giardino mediterraneo ricco di piante aromatiche, alcune ancora originali del tempo, sapientemente mescolate con rose, cipressi, banani e alberi secolari; il tutto conduce poi, attraverso il pergolato di gelsomino delle antiche rovine, con cespugli di more e alberi di fichi, al grande orto. L’antico pozzo, le macine, il colatoio di marmo per pigiare l’uva,  l’antico forno, ricordano la vita quotidiana di un tempo lontano.  E’ un parco particolare, inconsueto per la sua struttura e la sua storia e rispetto alla tradizione veneta è unico.

IL FRUTTETO

L’orto di Tito

Adiacente al parco nobiliare si trova il frutteto. Un angolo tranquillo di circa 4000 mq con grandi alberi da frutta: prevalentemente noci e cachi. Si narra che l’ultimo frate a coltivarlo fosse appunto Frate Tito al quale deve ancora il suo nome.